L’Antiquarium Comunale di Cesenatico è allestito all’interno del Palazzo degli Anziani, adiacente al Museo della Marineria e visitabile a partire dallo stesso ingresso e con il medesimo biglietto. Al suo interno sono esposti, con il supporto di una ricca documentazione, reperti del passato della città, soprattutto risalenti al periodo romano. Non si conosce con precisione la localizzazione della Cesenatico romana, e d’altra parte le più recenti ricerche e scavi archeologici testimoniano la presenza di numerosi insediamenti di ville rustiche in vari luoghi nel territorio; dato l’avanzamento della linea di costa e le condizioni del litorale di allora, caratterizzato da dune e ampie zone paludose, è del resto impensabile che vi fossero insediamenti stabili situati, come oggi, a ridosso della spiaggia. La Tabula Peutingeriana, una carta quattrocentesca copiata però da una antica mappa romana, mostra, all’incirca a metà distanza tra Ariminum (Rimini) e Ravenna, una località denominata Ad Novas, che possiamo considerare la vera “antenata” di Cesenatico. Si trattava probabilmente di una mansio, cioè di un luogo per la sosta dei viaggiatori ed il cambio dei cavalli, situata come si è detto all’interno rispetto alla attuale linea di costa; tuttavia gli studiosi ritengono molto probabile anche l’esistenza di un porto, o meglio di un approdo, utilizzato come rifugio e luogo di attracco per le numerosissime navi romane che effettuavano trasporti costieri, al servizio di un entroterra che tutte le fonti antiche descrivono come molto sviluppato economicamente e con una forte vocazione commerciale. Oltre alle già citate ville rustiche, nell’entroterra di Cesenatico, in località Ca’ Turchi, è stata attiva per molto tempo una grande fornace – della quale l’Antiquarium conserva molte testimonianze – che aveva una produzione molto ampia e che probabilmente doveva rifornire anche luoghi relativamente lontani. Provengono dalla fornace anche i due reperti di maggior rilievo artistico tra i pezzi dell’Antiquarium, vale a dire le due statue frammentarie – una di giovane, l’altra di vecchio – che un recente studio ritiene parte di un unico gruppo raffigurante Dedalo in atto di fabbricare le ali ad Icaro. Oltre ai reperti della fornace romana, sono numerose le testimonianze provenienti da scavi effettuati in vari altri luoghi dell’entroterra: si tratta perlopiù di oggetti d’uso, che restituiscono una immagine concreta della vita quotidiana degli antichi abitatori di questa zona, nei suoi vari aspetti e momenti: la casa, con le tegole, i caratteristici mattoni “manubriati” (cioè con impugnatura), e timbrati con la sigla del fabbricante; i pavimenti, dalle rustiche ma eleganti mattonelle dell’opus spicatum, disposte a spiga di grano, agli inserti in marmo; le sepolture, con la ricostruzione fatta con materiali originali di una tomba “alla cappuccina”; infine il culto, rappresentato da una statuetta marmorea di Dioniso, piccola e consunta, ma forse proprio per questo ricca del fascino misterioso che promana ancora dalle raffigurazioni di antiche divinità pagane. Completano la raccolta dei reperti romani dell’Antiquarium una serie di monete dell’epoca ed una ricca documentazione fotografica e cartografica relativa alle ipotesi sulla rete viaria locale dell’epoca, oggetto di accese discussioni fra studiosi circa la localizzazione della antica via litoranea Popilia. L’Antiquarium possiede anche una interessante appendice di epoca moderna: il cosiddetto “tesoretto”, costituito da monete d’argento del sec. XVI-XVII ritrovate casualmente fra la terra di scavo del Porto Canale. Non si sa come e perché le monete – che all’epoca dovevano avere un indubbio valore – siano finite in mare: tra le ipotesi, un affondamento avvenuto in porto (di cui però non si ha memoria negli archivi), oppure il gesto deliberato di un capitano per evitare una rapina, frequente da parte dei pirati turchi e uscocchi, senza però che sia stato possibile recuperare in seguito le monete.

Orari

Orario estivo: tutti i giorni dalle 10 alle 12 e dalle 17 alle 23